Nella regione dell’Acaia, nel Peloponneso occidentale
scoperte tre sepolture micenee intatte
Sepolture micenee intatte, databili tra XV e XIV secolo a.C., con corredi di ceramica e attrezzi in metallo, e una sorta di altare funerario per libagioni e offerte di culto su cui venne deposto un defunto.
Sono le principali scoperte della quinta campagna di scavi presso Eghion, in Grecia, coordinata da Elisabetta Borgna, docente di archeologia egea all’Università di Udine, nell’ambito di un progetto internazionale del ministero greco della Cultura, diretto da Andreas Vordos.
I ritrovamenti – informa un articolo che appare sul nuovo fascicolo della rivista “Archeologia Viva” – sono avvenuti nel sito protostorico della Trapezà, nella regione dell’Acaia (Peloponneso occidentale), durante l’esplorazione della necropoli di 3500 anni fa già individuata negli anni scorsi.
Sono state rimesse in luce due tombe a camera, di un tipo che i Micenei scavavano nei pendii delle colline e che usavano per molte generazioni: nel caso della Trapezà dal XV all’XI secolo a.C. Una di queste tombe collettive ha restituito una serie di inumazioni primarie (in prima deposizione) inviolate, con corredi di anfore, vari tipi di vasi, attrezzi, ornamenti e oggetti personali: dopo l’ultima deposizione, infatti, la camera funeraria non venne più visitata.
E questo benché la sua presenza continuasse a essere segnalata nel corridoio antistante da una serie di offerte di culto tributate per molti secoli agli antenati. L’altro significativo ritrovamento è una specie di piattaforma, realizzata con le ossa di coloro che erano stati sepolti in precedenza, dunque degli stessi antenati, sulla quale vennero svolti riti funebri e dove, infine, fu deposto il corpo di un defunto.
“Gli indizi emersi – sottolinea la professoressa Borgna – hanno suggestivi riscontri nelle informazioni tramandate dall’epica omerica e questo è un elemento di particolare rilievo per la definizione storico-culturale della necropoli della Trapezà . E’ opinione comune che, nel rioccupare tombe già utilizzate, i Micenei fossero soliti mettere da parte con scarso riguardo, ai margini delle camere funerarie, le ossa di coloro che erano stati deposti in precedenza. Tale opinione potrebbe essere smentita proprio dagli scavi di Eghion.
Sono molte le tombe micenee conosciute attraverso i loro preziosi corredi, ma le circostanze del rinvenimento – scavi di emergenza o manomissioni da attività clandestine – raramente consentono di ricostruirne le modalità d’uso e di riconoscere l’atteggiamento che gli antichi progenitori dei Greci avevano nei confronti del passato e degli antenati.
L’opportunità di studiare i contesti funerari con scavi stratigrafici sistematici consente infatti di recuperare gli indizi delle complesse pratiche rituali che venivano svolte in occasione di successive frequentazioni delle tombe. Rituali che spesso implicavano manipolazioni e rideposizioni dei resti umani.